Si è appena conclusa la sedicesima edizione del Festival del Fundraising, un coinvolgente evento che dal 5 al 7 giugno ha popolato le modernissime sale del Pala Riccione, il Palazzo Congressi di Riccione. Un’attività, quella del fundraising, che può essere molto interessante nei contesti di ricerca o didattica e a cui fanno già appello tante realtà come musei e fondazioni, facendovi dipendere grosse porzioni di budget per le loro iniziative. Per questo motivo abbiamo pensato di approfondire l’argomento e visitare il festival. Un reportage di Jacopo Peretti Cucchi per MaddMaths!
Prima di addentrarci nel nostro reportage e raccontarvi di prima mano l’esperienza, proviamo a precisare cosa si intende per fund raising. Un termine non certo nuovo ma che – per stessa ammissione dei tanti professionisti incontrati – non è così conosciuto. Piuttosto frequente infatti, nella vita di un fundraiser, ritrovarsi per esempio a un aperitivo tra amici e passare la serata a spiegare di cosa ci si occupa. Sensazione comune forse anche a tanti matematici…
In italiano, quasi letteralmente, diremmo raccolta fondi, cioè l’attività volta a raccogliere soldi e risorse per sostenere e/o finanziare progetti o cause. Più frequentemente, in riferimento ad ambiti di terzo settore (o settore non-profit), quindi l’insieme di quegli enti privati che perseguono, senza scopo di lucro, finalità solidaristiche, civiche e di utilità sociale. Un settore molto ampio (più di 300.000 attori in Italia) in cui convivono sia colossi di enormi dimensioni e indiscussa rilevanza sociale o culturale, sia tantissime realtà microscopiche ma altrettanto impegnate, dove il fundraiser è spesso chiamato a ricoprire più ruoli.
Del terzo settore ne fanno infatti parte tutti gli enti che operano al di fuori degli altri due settori: quello pubblico (lo Stato) e quello commerciale (le imprese). Per definizione le cosiddette no-profit non rientrano nelle amministrazioni pubbliche, in quanto sono di natura privata e non sono imprese, poiché non perseguono il profitto. Ciò significa che un’organizzazione non a scopo di lucro ha l’obbligo di non destinare i propri utili ai soci, ma di reinvestirli per lo sviluppo delle proprie finalità sociali.
Il Festival del Fundraising è il più grande evento della comunità europea per il fundraising e riunisce diverse centinaia di addetti ai lavori specializzati, a vario titolo, nella pratica della raccolta fondi. Quest’anno, con il record di partecipazioni, si sono contate oltre 1290 presenze tra fundraiser, istituzioni, media e aziende. 250 iscritti più dell’anno precedente. Anche solo sul piano dei contatti potenziali il festival risulta così estremamente promettente.
Può essere strano pensare che l’evento sia nato diversi anni fa come ritrovo – a Castrocaro Terme – per appena 300 persone. Un’iniziativa promossa dai partecipanti al Master in Fundraising dell’Università di Bologna – Campus di Forlì. Uno dei primi Master in Italia dedicati all’argomento, tutt’ora attivo e aperto a un massimo di 50 studenti l’anno. Il Master forma professionisti della raccolta fondi e, secondo il career report della generazione 2021 il 97% degli studenti ora lavora nel settore del fundraising, di cui il 40% grazie a stage avviati dall’Università.
Dopo i primi anni di Festival: la crescita, i cambi di location, il Covid e una nuova casa a Riccione, grazie all’impegno di un team di appena 15 persone che con la partecipazione di sostenitori, partner, sponsor e amici del festival hanno permesso di arrivare al risultato di quest’anno, un’edizione record con 138 relatori, tutti uniti sotto il tema Imperfetti. Perché l’imperfezione porta a migliorarsi e chi è venuto a Riccione era qui proprio per questo, migliorarsi.
Come funziona? Il biglietto si acquista online, con significativi sconti sui biglietti early bird, normalmente già disponibili tra novembre e dicembre. Esistono formule che permettono di accedere ad alcuni contenuti esclusivi come meeting e panel specifici, ma sono plus forse eccessivi per chi è alla sua prima esperienza, vedremo in seguito perché.
Il festival aiuta a trovare un alloggio, con ampia offerta di strutture convenzionate. Qui due doverose parole anche su Riccione che, colta in una stagione ancora non del tutto avviata, riesce a essere estremamente accogliente, con tutte le soluzioni possibili immaginabili di pernotto e innumerevoli locali ancora non del tutto invasi dalle grandi affluenze estive.
Il vostro arrivo sarà poi caratterizzato dalla sorridente accoglienza dello staff che, sbrigate le pratiche di accredito, vi offrirà subito il welcome kit: una comoda shop bag di tela con diversi utili gadget come taccuini, penne, snack e una borraccia. Già, perché il festival, attento per quanto possibile all’impatto ambientale, permette di usufruire di comodi distributori d’acqua fresca. Una piccola, graditissima, attenzione.
La mattina del primo giorno comincia lenta, dando così modo ai partecipanti più distanti di arrivare e permettendo ai nuovi arrivati di ambientarsi tra i tanti spazi della struttura ed i vari momenti del festival.
La partenza lenta è necessaria anche per famigliarizzare con il programma. Non va sottovalutata perché dal momento del kick-off sarà una maratona unica, fatta di plenarie, incontri, laboratori, chiacchiere e ancora conferenze, attività etc..
Importante in questo senso non mancare alla Sessione matricole, un momento esclusivo dedicato a chi è alla sua prima esperienza (quest’anno, a occhio, circa 70 persone). Ottima occasione per rompere il ghiaccio, anche con piccole forzature da parte dell’organizzazione, per esempio attraverso giochi di domanda-risposta in stile speed-date.
E qui il consiglio è di non risparmiarsi, assecondare l’entusiasmo dei veterani e buttarsi in chiacchiere di ogni genere. Lo scopo, oltre a conoscere metodi e tecniche per la raccolta fondi, è fare networking e il Festival del Fundraising è fatto apposta. Un esempio? Quando ci si siede in una qualsiasi delle sale incontri ci si presenta a chi si ha di fianco che, vi sorprenderà, sarà certamente interessato a conoscervi. Qui funziona così e funziona benissimo.
La prima giornata, già densa di attività, è nulla in confronto al secondo giorno, in cui il ritmo è davvero intenso. Le sale del palacongressi accolgono diversi macro argomenti, rivolti per esempio ad aspetti più tecnici del fundraising oppure tematici, come Arte o Sport. Qui sarete aiutati dalla Gazzetta del Fundraising, un pratico giornale che consulterete fino a consumarlo, ma dove poter ritrovare nomi, spazi, temi e orari di ogni appuntamento.
Con tanta offerta però inevitabilmente degli incontri si sovrappongo e bisogna far scelte, piegandosi a compromessi. Organizzatevi prima, studiate il programma, scegliete con attenzione (anche soluzioni di riserva, se le sale dovessero rivelarsi piene) e siate pronti a delle rinunce.
Il programma è stato abilmente bilanciato, con equilibrio e attenzione. Argomenti tecnici e complessi sono giustamente collocati nelle ore mattutine mentre attività più “leggere” sono astutamente proposte dopo pranzo o a fine giornata, rendendo il ritmo della vostra maratona impegnativo, ma comunque vario e sostenibile. Così come la terza giornata, che si risolve in una mattinata, offre gli incontri più emozionali e ispiratori, mai pesanti. Certo… se a pranzo cedete alle tentazioni del fritto misto nulla potrà salvarvi dall’assopimento. Nemmeno il caffè gratuito e illimitato messo a disposizione da Lavazza.
E a proposito di pranzo: imprescindibile per chi partecipa seguire le varie attività off – che off non sono, perché appunto ben collocate nel programma – come ad esempio il Social Lunch, un’occasione in cui vengono facilitati incontri tra professionisti e quindi la condivisione di esperienze e contatti. Potrete così ritrovarvi a conversare con ospiti di primo pelo, alla loro prima partecipazione o veterani che hanno presenziato a tutte e sedici le edizioni (sono soltanto 5 in Italia).
Nei pochi tempi morti rimasti potrete anche visitare l’area espositiva con stand di fornitori di servizi, ma anche bookshop di editori. Noi abbiamo seguito la presentazione del libro Fake news edito da Franco Cesati Editore e scritto da Michelangelo Coltelli e Noemi Urso, della redazione di Butac – Bufale un tanto al chilo. Un fondamentale compendio per districarsi nel mondo delle false notizie e per quanto possibile difendersene. Ma troverete anche preziosi strumenti come la Job Board in cui vi saranno proposte (o potrete proporre) offerte di lavoro oppure la CV Clinic, dove presentare e ottimizzare il vostro Curriculum Vitae.
In conclusione, menzione speciale agli Heroes, il gruppo di volontari sempre presenti e disponibili con sorrisi e informazioni. Erano così tanti e così efficienti che per un momento ho avuto il dubbio me ne avessero assegnato uno dedicato.
Questa la nostra esperienza al Festival del Fundraising 2023, evento consigliassimo a chi lavora nel Terzo Settore o vuole approfondire le opportunità di collaborazione con le tante realtà che vi operano. Ci auguriamo il report sia stato utile e interessante, in ogni caso: appuntamento al prossimo anno, dal 3 al 5 giugno, sempre a Riccione, con il tema Hope – Gente che spera.
Jacopo Peretti Cucchi