di Nicola Ciccoli, professore di Geometria, Università di Perugia
Sono fatto così, mi piace arrivare in ritardo. Nash è morto, viva Nash. Da 24 ore la differenza di celebrità tra il matematico reso famoso da Hollywood e i matematici bravi e non spettacolari è stata resa evidente (il primo articolo suli giornali nazionali su Grothendieck arrivò con 48h di ritardo). E’ la stampa, bellezza! Ma ora che la polvere, lentamente, scende vale la pena dire qualcosa di più su John Nash. Iniziando da quello che di Nash non piace dire, perché poco si adatta alla retorica corrente.
Ad esempio le sue relazioni omosessuali negli Usa di McCarthy e dell’assai poco scandalo che generavano (perché ad un genio anticomunista, di buona famiglia, eccentrico e adolescenziale allora certe cose si scusavano; purché non se ne facesse scandalo, purché il buon nome ecc… ecc… insomma purché alla fine ci si sposasse e si facesse un bambino, solo non si poteva lavorare per il governo e infatti… fuori dalla RAND).
Ad esempio gli scherzi feroci con i colleghi, subiti anzitutto, e poi fatti. Perchè so’ ragazzi, che volete, lasciamoli divertire almeno un po’ e allora cosa conta se anche qualcuno, oppresso da un nonnismo che manco un battaglione degli alpini perdeva un po’ la trebisonda? Lasciate che i geni vengano a me. Gli altri, pazienza.
Ad esempio l’arrivismo spietato. Citius, Altius, Fortius. Al punto da ingaggiare personali battaglie; per i premi, soprattutto per i premi che ha ottenuto a livelli quasi inarrivabili, e che ha pagato a carissimo prezzo. La battaglia Fields persa per un soffio per “colpa” di De Giorgi, il premio Abel diviso a malincuore con Nirenberg. Certo il Nobel. Ma non per le sue attività matematica: un cruccio.
La moglie paziente e devota. Disposta a ignorare il figlio extra-matrimonio, disposta a restare nell’ombra, ad accettare il ruolo di vestale. Anche quello, stupido scherzo del destino, di accompagnarlo nella morte. Il figlio con il nome del padre, e purtroppo schizofrenico come il padre.
Poi la matematica. No, non la teoria dei giochi: gli equilibri di Nash, tesi scritta con la mano sinistra per aver qualcosa da pubblicare qualora le altre cose, quelle a cui teneva davvero, non sarebbero andate in porto. E voglio ammettere che non è comune prendere un premio Nobel per la propria teoria di riserva…Ma una ventina di articoli che hanno cambiato la matematica in direzioni completamente diverse tra loro. Ambrose, che per togliersi dai piedi quest’arrogante viziatello gli dice : “se sei così bravo perchè non risolvi il problema dell’immersione”. E lui lo risolve. E sempre Ambrose è irritato da questo tizio che va in giro a chiedere consigli sulle equazioni differenziali alle derivate parziali senza saperne nulla (nulla per gli standard di Princeton, anni ’50). Nash dopo pochi anni pubblica il nucleo di quello che oggi è chiamato Teorema di Nash-De Giorgi e che a detta di molti gli avrebbe garantito la medaglia Fields se nel frattempo lui non avesse abbondantemente perso la bussola.
Su un libro di divulgazione un po’ “ignorante”, lessi anni fa che la seconda metà del ‘900 sarebbe stato il momento buio della geometria perché non si faceva più geometria con le figure. Grothendieck, Serre, Weil, Borel, Thom, Milnor, Nash: fatemi rinascere in maniera tale da poter finire il mio dottorato negli anni ’50, ve ne prego!
Ma anche Nash che esce dalla schizofrenia senza più far uso di farmaci. Sentendo qualcosa scattare, fare click nella sua mente, e riportarlo a una vita razionale seppur certo non ordinaria. Nash che dopo il film diventa una via di mezzo tra una icona e una parodia di se stesso. È la parabola di un uomo, non di una mente. Una parabola sofferta, in cui la matematica ha toccato vette altissime e lunghi anni vuoti. Non è un film, non è la teoria dei giochi. È molto, molto di più.