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Un gruppo di ricercatori italiani afferenti alle facoltà di medicina dell’università di Parma, di scienze dell’università di Bologna e di ingegneria dell’università di Modena ha progettato uno “scaffold”, ovvero una impalcatura vascolare bioriassorbibile, in grado di riprodurre la struttura vascolare tridimensionale della tiroide umana.

 

Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, guidato da Andrea Gatto, sta lavorando a questo progetto in collaborazione con alcuni ricercatori di Anatomia dell’Università di Parma guidati da Roberto Toni, e con Giulia Spaletta del Dipartimento di Matematica dell’Università di Bologna.

Lo studio mira alla crescita su questa impalcatura di cellule staminali che, come mostrato in uno studio del professor Toni, hanno la capacità di differenziarsi sulla base della geometria che le circonda. In pratica la geometria tridimensionale del supporto influenza le potenzialità delle cellule staminali fornendo le informazioni necessarie alla loro differenziazione, ed in questo caso specifico facendole evolvere in cellule tiroidee.

Si tratta quindi di una grande innovazione rispetto all’ingegneria tissutale dove si mira a produrre porzioni di osso o derma o di altri tessuti. L’obiettivo finale dello studio é infatti la produzione di un intero organo, funzionante e disponibile per il trapianto. Il progetto, finanziato nell’ambito dei Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (Prin 2008) del ministero dell’Università e della Ricerca, verrà probabilmente ripresentato per finalizzare i risultati parziali ottenuti finora. “Dal punto di vista tecnologico – afferma il professor Gatto dell’Università di Modena e Reggio Emilia – le dimensioni e la complessità del supporto superano sicuramente lo stato dell’arte, quindi i gruppi stanno lavorando alla combinazione di tecniche di costruzione additiva, cioè per strati, con processi di replicazione. Tecniche che sono nate sotto il nome di Prototipazione Rapida vengono oggi applicate sempre più spesso alla produzione di strutture che riproducono la geometria del corpo umano per applicazioni protesiche o biomedicali, ma recentemente anche per la ricostruzione di tessuti e organi”.

Tale studio sta suscitando forte interesse anche all’estero. In Brasile infatti, alcuni ricercatori dell’Universidade Tecnologica Federal do Parana’ di Curitiba hanno avviato una intesa di scambio e collaborazione con gli studiosi italiani. L’accordo di collaborazione é di 5 anni nel corso del quale sono previsti scambi di studenti e incontri fra i ricercatori coinvolti.

“Il congresso ha permesso di mettere in evidenza come questo aprirsi in modo orizzontale della medicina ad altri settori – ha detto Andrea Gatto responsabile del progetto- sia visto come un approccio con altissime potenzialità. Il Brasile, paese emergente, e’ particolarmente sensibile a questo tipo di approccio e l’Università tecnologica Federal do Paranà di Curitiba e’ tra le più rinomate. Con un certo orgoglio affermo che, seppure con le difficoltà ben note dovute al perdurare della congiuntura nazionale e internazionale, la nostra Università continua ad esercitare un’azione di stimolo e di avanguardia grazie alle sue capacità di unire competenze tra loro lontanissime culturalmente”.

 

A cura di Cristiana Di Russo

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