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Classe 1978, Gloria Faccanoni si è laureata in matematica all’Università degli Studi di Milano e attualmente è maître de conférences (il secondo livello di carica accademica, corrisponde grosso modo al ruolo di professore Associato) all’Università di Tolone, Francia. Intervista a cura di Maya Briani.

Per quale motivo hai deciso di fare matematica? Ci racconti un po’ il tuo percorso di studi, come sei arrivata all’Università di Toulon?

Alle scuole medie vedevo la matematica come un giochino, un po’ come le parole crociate. Ho allora frequentato il liceo Classico. Grazie alla geometria analitica ho cominciato ad appassionarmi sempre di più alla matematica e benché al liceo i professori la considerassero una materia secondaria (sigh!!!, ricordo ancora il professore di filosofia che mi diceva : “per fortuna non ho mai capito niente di matematica”) ho deciso d’iscrivermi al corso di laurea in Matematica dell’Università degli Studi di Milano, senza sapere né cosa fosse veramente la matematica né cosa avrei fatto dopo. All’ultimo anno di laurea ho scoperto l’esistenza dei corsi di dottorato ed ho passato il concorso all’Università di Trento per un dottorato di 4 anni. Al termine del primo anno sono venuta a Parigi per seguire per 4 mesi alcuni corsi del DEA dell’Université Paris 6 … e mi sono innamorata della matematica applicata! Sono quindi rimasta all’École Polytechnique in stage fino alla fine dell’anno accademico e nell’ottobre 2005 ho iniziato una tesi di dottorato in cotutela tra l’École Polytechnique, il Commisariat à l’Énergie Atomique e l’Università di Trento. Ho discusso la tesi di dottorato il 21 novembre 2008. Ho quindi iniziato un post-doc a cavallo tra l’École Normale Supérieur de Paris et l’Institut de Physique du Gobe de Paris. Nel frattempo ho passato i concorsi da ricercatore in Francia ed è così che il 1 settembre 2009 ho cominciato come maître de conférences all’Università di Tolone dove sono ancora oggi.

Qual è il tuo campo di studi?

Mi interesso di matematica applicata ovvero di modellizzazione matematica e di analisi numerica. La matematica applicata si situa a cavallo di molte discipline scientifiche: matematica, informatica, fisica, chimica, meccanica, biologia, economia, scienze dell’ingegneria (nel senso delle varie applicazioni industriali come l’aeronautica, la produzione d’energia, la finanza, la crittografia, ecc.). La modellizzazione matematica è una descrizione (rappresentazione/interpretazione) di una realtà fisica attraverso un modello astratto accessibile all’analisi e al calcolo. Essa rappresenta una parte considerevole del lavoro del matematico applicato e necessita buone conoscenze non solo di matematica ma anche della disciplina scientifica alla quale si applica. In effetti, in molti casi il modello matematico non è stato ancora stabilito, o ne esistono diversi e bisogna scegliere quello più adatto in quella situazione, o bisogna semplificare dei modelli ben noti ma troppo complessi. L’analisi numerica comprende l’analisi matematica dei modelli e il calcolo numerico. Quest’ultimo è il processo che permette di calcolare su un computer le soluzioni di questi modelli e dunque di simulare la realtà fisica. Ci tengo a sottolineare che il calcolo numerico delle soluzioni di questi modelli fisici riserva a volte delle (spiacevoli) sorprese che non possono essere spiegate e evitate senza una buona comprensione delle proprietà matematiche del modello. È questo carattere multidisciplinare della matematica applicata (e dunque della simulazione numerica) che lega analisi matematica, calcolo informatico e scienze dell’ingegneria che mi affascina. Nel mio piccolo mi occupo di analisi numerica delle equazioni differenziali alle derivate parziali. Mi interesso principalmente di modellizzazione e simulazione del raffreddamento del cuore dei reattori nucleari ma ho anche lavorato su modelli che descrivono smottamenti di terra.

Qual è il risultato che ti ha dato più soddisfazioni finora?

Difficile dirlo. Qualunque risultato abbia ottenuto, ho sempre la sensazione che un qualunque altro matematico l’avrebbe ottenuto più velocemente e in maniera più rigorosa se solo si fosse interessato al problema. Poi, dopo un po’ di tempo, quando riprendo in mano il problema e faccio una faticaccia a capire come avevo ottenuto certi risultati, mi dico che forse non era cosi’ banale :p Insomma, non ho ancora superato la cosiddetta sindrome dell’impostore!

C’è un risultato scientifico a cui stai puntando, in questo momento?

Lavoro su due problemi in parallelo. Uno riguarda sempre la modellizzazione e la simulazione del raffreddamento dei reattori nucleari. Con i miei collaboratori cerchiamo di costruire dei modelli più semplici di quelli attualmente utilizzati per poter ottenere non solo delle soluzioni analitiche in situazioni semplificate ma anche per ottenere delle simulazioni più veloci. Dopo qualche anno in cui abbiamo studiato i reattori ad acqua pressurizzata e ad acque bollente, ultimamente ci stiamo dedicando ai nuovi reattori a sodio e sali fusi. Un altro problema sul quale lavoro è la costruzione di una soluzione esatta per il problema di Riemann d’un sistema omogeneo non autonomo. Lo scopo è ottenere delle soluzioni di riferimento per un modello che descriva il ruscellamento (ad esempio su delle superfici agricole).

Quali sono i tuoi “dream problems”?

Non ho dei veri e propri “dream problems”, di solito mi appassiono a un problema dopo averlo incontrato per caso, spesso durante le discussioni a ruota libera nelle pause caffè (ecco perché i matematici vogliono lavagne ovunque!!!)

… a parte la matematica, come passi il tempo? Cosa fai quando non fai matematica?

Ho due gemellini di 15 mesi quindi, per ora (e penso per qualche anno ancora) faccio la mamma ( … il medico, l’infermiera, la cuoca, la tassista …).

[Intervista raccolta da Maya Briani]

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