Sylvie Benzoni è la direttrice dell’Institut Henri Poincaré a Parigi e da anni si occupa di trasmissione della matematica attraverso l’insegnamento e la mediazione scientifica. Ha scritto questo intervento come opinione sulla sua pagina web personale. Una posizione che siamo sicuri farà discutere. Pubblichiamo il testo tradotto con il permesso dell’autrice.
Ieri ho partecipato all’ennesima (\(n\gg1\)) tavola rotonda su donne e matematica. Da notare che la maggioranza del pubblico era composta da uomini. Di solito in questi eventi stiamo più vicino all’80% di donne. È bello vedere uomini interessati all’argomento. Uno svantaggio è che abbiamo sentito parlare molto più di uomini che di donne, come opportunamente notato, alla fine, da una giovane collega. Ad un certo punto l’idea di avere più modelli di ruolo per i gruppi sottorappresentati in matematica è stata portata al pubblico da un collega bianco, certamente ben intenzionato. Qui parlerò, però, solo per un gruppo sottorappresentato: le donne. Un gruppo che rappresenta metà dell’umanità, nel caso fosse necessario ricordarlo.
I modelli di ruolo sostengono il pregiudizio
Perché i modelli di ruolo dovrebbero essere importanti? Ebbene, per sottolineare che sì, è possibile essere un matematico e una donna. Un attimo: cosa?? Perché nei paesi in cui le ragazze hanno uguale accesso all’istruzione rispetto ai ragazzi, dovrebbe essere necessario dirlo? Penso che ripeterlo più e più volte possa essere controproducente perché sostiene il pregiudizio. Un pregiudizio radicato in visioni non così antiche secondo cui le donne presumibilmente non sarebbero in grado di fare matematica, né, naturalmente, di essere matematiche. Ad esempio, Henri Lebesgue sottolineerebbe che le donne sono “fisiologicamente incapaci di assorbire il vasto programma degli uomini”. Inoltre, nel 1966 Richard Feynman raccontò senza imbarazzo di come si fosse reso conto che “La mente femminile è in grado di comprendere la geometria analitica” ascoltando le studentesse parlare di lavoro a maglia. Posso dire per esperienza personale che tali opinioni purtroppo non sono estinte tra i matematici attuali. Fino alla fine del 20° secolo, alle donne che riuscivano a superare gli ostacoli venivano negati gli incarichi e i riconoscimenti adeguati. Nonostante i suoi successi, a Emmy Noether non fu mai offerta una cattedra fino alla sua prematura morte in esilio dalla Germania nazista. Ci sono ancora pochissime donne vincitrici dei premi più prestigiosi. La seconda donna ad aver mai ricevuto la medaglia Fields, Maryna Viazovska, ha recentemente dichiarato: “Il mio sogno è che le donne che ottengono premi importanti siano un evento di routine”.
I modelli di ruolo mettono soggezione
Sogniamo con lei. Non siamo abbastanza vicini a raggiungere quel punto. Tuttavia, modelli come Maryna Viazovska, o Maryam Mirzakhani (medaglia Fields 2014) o Karen Uhlenbeck (premio Abel 2019) mettono piuttosto soggezione. Prendiamo un possibile modello meno famoso – almeno per il grande pubblico: Dusa McDuff. Nel 1991 Dusa McDuff raccontò pubblicamente di come avesse dovuto costantemente lottare nella sua vita accademica. Ma cavolo, tutto nella sua storia mette soggezione, dal suo background ai luoghi in cui ha lavorato e alle persone con cui ha lavorato o con cui ha vissuto, e ovviamente i suoi successi. Qualche ragazza in età scolare si identificherebbe con lei?
Potremmo moltiplicare gli esempi di straordinarie matematiche che di solito vengono presentate come possibili modelli di ruolo. Ne citerò solo una, che conosco da quando era una dottoranda: Laure Saint-Raymond. Date un’occhiata alla sua carriera incredibile, per non parlare della sua vita privata. Non mette soggezione? In effetti, è tra le matematiche che affermano di essere “molto felici”. Dopo aver concluso con queste stesse parole una tavola rotonda su donne e matematica all’inizio di quest’anno, ho avuto una breve conversazione con lei.
A quanto pare, quando sottolinea che è felice, il suo punto principale è evitare di dissuadere le giovani donne dall’impegnarsi nella matematica. Teme infatti che tutte queste tavole rotonde su donne e matematica, per non parlare dell’azione contro le molestie sessuali, siano controproducenti.
I modelli di ruolo sono un male minore
Siamo di fronte a una tubatura che perde (a leaky pipeline) e dobbiamo trovare il modo di aggiustarla. Ci sono così tanti passaggi nella loro vita in cui le ragazze e le donne tendono a rinunciare alla matematica. Dovremmo, come comunità, amare e guidare le nostre troppo poche studentesse e colleghe se vogliamo aumentare il loro numero. A questo proposito, i modelli di ruolo che possono fare da mentore ai giovani nei dipartimenti di matematica sono un male minore. Finché si parla di modelli di ruolo “ordinari”, non di quei matematici che hanno prestazioni incredibilmente impressionanti.
Una trappola del tutoraggio è infatti che l’atteggiamento condiscendente sia sempre dietro l’angolo. Può succedere che i mentori, indipendentemente dai loro precedenti, fraintendano il loro compito e si comportino in quel modo. Molto spesso, il tutoraggio si rivela necessario per contrastare atteggiamenti di tipo arrogante e narcisistico che sono probabilmente basati su pregiudizi di genere.
Invece di combattere il cattivo comportamento di alcuni individui, cerchiamo di addestrare le donne a sopportarlo e ad adottare un atteggiamento più ambizioso e più competitivo. Penso che così facendo manchiamo il nostro obiettivo. Sono d’accordo con la matematica britannica Eugenia Cheng sul fatto che il mondo dei matematici dovrebbe essere più “congressivo”, una parola che ha coniato per chiarire il suo punto di vista.
Questa situazione inizia molto presto nella vita delle ragazze, come è stato documentato ad esempio dalla sociologa francese Clémence Perronnet. I ragazzi hanno bisogno di conoscere la vita dei laureati o di qualsiasi altro matematico prima di dedicarsi alla matematica? Ne dubito. Dovrebbe essere lo stesso per le ragazze. Sono la metà della popolazione infantile. Non c’è assolutamente alcun motivo per cui non dovrebbero essere interessate e brave in matematica tanto quanto i ragazzi.
Propositi per il futuro
Consentitemi di concludere citando ancora Viazovska: “Forse questo premio [la sua medaglia Fields] potrebbe avere un effetto positivo sulle giovani donne, ma ciò che è molto più importante è ciò che accade all’inizio della scuola: il duro lavoro quotidiano svolto dai genitori, insegnanti, professori universitari.” Quindi per favore, lavoriamo tutti insieme e sistemiamo la tubatura che perde!
Sylvie Benzoni
In copertina: Sylvie Benzoni @Camille Cier
Qualche mese fa pubblicai sul mio blog presso Il Fatto Quotidiano un post in cui esortavo le ragazze che si sentissero attratte da scienza e tecnologia a non desistere.
Ci fu una serie di commenti deprimenti, in cui il pregiudizio ebbe la meglio sulla comprensione del testo: mi si accusava di voler spingere le ragazze in direzioni diverse dalla loro natura…