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Giovedì 26 marzo 2024 è venuto a mancare a Firenze, dove risiedeva, Enrico Giusti, matematico, storico della scienza, comunicatore. MaddMaths! intende ricordare questo pioniere della comunicazione della matematica con due contributi specifici. Qui di seguito Sabina Tessieri, Direttrice del Museo “Il Giardino di Archimede” dal 2004 al 2023, ci racconta l’opera di Giusti comunicatore della matematica. In quest’altra pagina, potete poi leggere un altro contributo, di Paolo Freguglia su Giusti come storico della matematica.

Nel marzo di quest’anno si è spento il professor Enrico Giusti che verrà ricordato dal mondo scientifico come uno dei grandi matematici dei nostri tempi. A lui, persona carismatica ed eclettica, autore di rilevanti risultati nel campo dell’Analisi e importanti contributi alla Storia della matematica, si deve anche la nascita del primo Museo dedicato interamente alla Matematica Il Giardino di Archimede.

Enrico Giusti

Il suo interesse ed impegno nel campo della divulgazione scientifica ha inizio nei primi anni ’90 con la mostra “Oltre il compasso” ideata assieme al compianto Franco Conti della Scuola Normale Superiore; prosegue con la realizzazione di altre esposizioni, laboratori per le scuole, cicli di conferenze e pubblicazione di libri, uno dei quali ha avuto finanche un adattamento teatrale. Ad unire queste forme di comunicazione diverse è l’obiettivo comune di dare corpo al pensiero matematico astratto permettendo al “non addetto ai lavori” di superare le sue inibizioni spesso legate a precedenti insuccessi e vincere il rifiuto assoluto verso la Matematica. Il fruitore, calato in contesti diversi da quelli incontrati sui banchi di scuola, avrà la possibilità di toccare e mettere in funzione oggetti concreti, ed essere così guidato verso un’astrazione che faccia emergere l’idea matematica sottesa al fenomeno in esame.

L’onestà intellettuale che ha accompagnato Giusti nel corso della sua vita gli ha sempre impedito di progettare oggetti accattivanti che stupissero il visitatore, ma la cui manipolazione non fosse uno stimolo ad una comprensione intellettuale. La sua condanna verso la filosofia di alcuni Science Center era senza appello se si esponevano installazioni che non facessero parte di un percorso di apprendimento o che sottintendessero aspetti matematici incomprensibili all’uomo comune. Amava spesso metterci in guardia contro quella che chiamava “matematica morta”, la matematica che restava sepolta all’interno dell’oggetto fisico in cui era contenuta e che poteva ritrovarsi “nello sfavillio del museo moderno, così come dietro la pedanteria di quello del passato”.

Fin dall’inizio aveva capito l’importanza di catturare l’attenzione dell’interlocutore utilizzando un linguaggio che non fosse né troppo semplice e quindi noioso, né troppo complicato e quindi incomprensibile, perché in entrambi i casi il risultato sarebbe stato l’allontanamento dell’interlocutore rafforzato nell’idea che la Matematica non potesse essere trasmessa. Nell’ideare e realizzare le attività divulgative Giusti aveva sempre presente il ruolo educativo che un museo doveva avere nei confronti della collettività: per questo se riteneva importante “vivificare” l’insegnamento nelle scuole per motivare i ragazzi nello studio della matematica, non ha mai dimenticato di considerare come interlocutore privilegiato il pubblico generico compreso quello svantaggiato. Era gratificato dall’elogio del collega e dall’entusiasmo suscitato nello studente in gita scolastica, ma lo inorgogliva anche il mutato atteggiamento verso la matematica la persona comune trascinata al museo dai figli o la soddisfazione dell’artigiano che ritrovava negli oggetti principi matematici usati senza saperlo nella sua bottega.

Nel corso degli anni aveva maturato la convinzione che la comunicazione dovesse muoversi lungo tre direttrici principali ricollegabili a tre aspetti fondamentali: la vita quotidiana, il gioco, la storia.

Ritrovare esposti al museo oggetti della vita di tutti i giorni come la ciotola della colazione, la vecchia macchina da cucire della nonna, il piano inclinato per entrare in garage avrebbe fatto sentire il visitatore in un ambiente familiare ponendolo nella giusta disposizione d’animo per comprendere ad esempio i meccanismi articolati alla base del funzionamento della sega usata nell’800 per tagliare i tronchi delle foreste siberiane. D’altra parte il lettore o la lettrice del suo libro La Matematica in cucina si sarebbero divertiti ad imparare concetti matematici abbandonando un linguaggio formale e cucinando arrosti e salsicce.

La seconda direttrice individuata per fare breccia nella chiusura mentale di molti verso la matematica era il gioco. Le torri di Hanoi o l’Hex di “Armi di istruzione di massa”, l’altalena di “Aiutare la natura- dalle Mechaniche di Galileo alla vita quotidiana” e i puzzle di “Pitagora e il suo teorema” dimostrano come storicamente il gioco ha sempre avuto uno stretto collegamento con la matematica. L’aspetto ludico per Giusti se da un lato aveva un importante ruolo nel recupero della motivazione allo studio per la matematica, dall’altro dava modo di apprezzare l’aspetto gratificante della scoperta e del raggiungimento di una soluzione. Nel proporre un gioco occorreva però tenere sempre presente che il gioco non fosse fine a sé stesso senza riuscire a trasmettere il suo contenuto matematico né che quest’ultimo fosse prevalente, al punto da rendere il gioco interessante per i soli iniziati.

Iperoboloide di rotazione al museo “Il giardino di Archimede”

Infine occorreva considerare l’importanza di collegare la matematica con la storia. Inserire un determinato problema nel suo contesto storico lo rendeva sicuramente più accattivante, meno artefatto e più naturale. In alcuni casi, ad esempio nel calcolo, trattare il problema alle origini senza le varie sovrastrutture aggiunte negli anni lo semplificava notevolmente e lo rendeva più comprensibile. Ne sono un esempio i libri della collana “Nel mondo dei numeri” dove le narrazioni sono ispirate agli effettivi contesti in cui scoperte ed invenzioni fondamentali erano state realizzate. La ragazzina che vive nell’Africa preistorica di “Awa insegna a contare” e scopre l’importanza dei numeri che sostituiscono il generico “di più”, il ragazzo egiziano di “Imhep misura i campi”, che capisce come calcolare l’area dei terreni distribuiti dal faraone, il giovane Fibonacci di “Leonardo scopre i numeri indiani”, che dà inizio alla rinascita della matematica in Occidente, sono solo alcuni esempi di come lettori piccoli e meno piccoli possano, divertendosi, scoprire l’importanza della matematica nella comprensione del mondo.

Giusti aveva anche a cuore che la storia della matematica, troppo spesso trascurata, venisse integrata nelle conoscenze di cultura generale. Era allora necessario che il visitatore vedesse la matematica come parte della storia politica, economica e civile di un determinato periodo, come avveniva nelle mostre “Un ponte sul Mediterraneo – Leonardo Pisano, la scienza araba e la rinascita della matematica in Occidente” e “La matematica in Italia (1800-1950)”. Nel corso della sua professione di divulgatore Giusti ha ricevuto molti riconoscimenti e premi fra i quali il Premio Management Culturale “Capo d’Orlando”. Premio “Villa Vogel Cultura”. Premio “Pianeta Galileo” della Regione Toscana e nel 2012 è stato l’unico italiano tra i “keynote speakers” all’Euroscience Open Forum di Dublino.

Anche se queste poche righe possono dare un’idea dell’infaticabile lavoro svolto da Giusti come pioniere nella divulgazione matematica, non riesco ad esprimere a parole la passione, l’entusiasmo e gli insegnamenti che ha trasmesso nel corso degli anni a me e a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con lui.

Sabina Tessieri
Direttrice del Museo “Il Giardino di Archimede” dal 2004 al 2023

Immagini di copertina e nel testo pubblicate con il consenso dell’autrice dell’articolo.

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