Cosa può fare un romano a Vancouver? Beh, per esempio, può partecipare alla conferenza International Council for Industrial and Applied Mathematics (Iciam). E scoprire che i mezzi pubblici canadesi….
Ogni 4 anni i matematici applicati di tutto il mondo si ritrovano alla conferenza ICIAM, una delle più grandi conferenze di matematica. Quest’anno la conferenza si è svolta al convention center “Canada Place” di Vancouver, Canada.
Cominciamo col dire che 9 ore di fuso orario non sono proprio uno scherzo… anche chi si vanta di non avere problemi nei viaggi nella east coast stavolta non ha potuto nascondere qualche difficoltà quando si è svegliato alle 4 di mattina. Per tutti noi italiani i primi giorni sono iniziati con belle passeggiate mattutine e attese davanti a bar chiusi per fare colazione.
La conferenza si è aperta con uno spettacolo di un sedicente discendente dei nativi della British Columbia, che ha cantato canzoni tipiche accompagnato da 6 donne che facevano poco. Le canzoni erano molto antiche e più o meno tutte uguali. Comunque sia, ho smesso di ascoltarle quando ho capito che per canzoni “molto antiche” intendeva canzoni scritte da suo nonno.
Finita la cerimonia di apertura è iniziata la girandola di talk tipica delle megaconferenze. Il libro con gli abstract era lungo 719 pagine (212 il libro con solo il programma) e fortunatamente ci è stato consegnato solo in pdf. Martedì i lavori della conferenza sono iniziati alle 7,30 e sono finiti alle 21,00. Al mio primo ICIAM cui ho partecipato (Zurigo 2007), ho passato più tempo a decidere cosa seguire piuttosto che a seguire qualcosa. Stavolta invece ho sfruttato al massimo tutte le relazioni scientifiche acquisite negli ultimi 4 anni: ho pensato che se una persona che conoscevo organizzava un minisimposio…. beh… ci sarei dovuto andare per forza… e quindi avrei potuto scartare automaticamente gli altri 62 (!) minisimposi paralleli. Questo mi ha semplificato non poco la vita…
Il centro convegni è semplicemente fantastico. Potete farvene un’idea dalla prima foto di questo articolo. Per altre immagini vi rimando alle foto ufficiali del convegno www.iciam2011.com e al sito del Canada Place. Le pareti sono tutte in legno e ci sono vari mappamondi che scendono dai soffitti altissimi. L’organizzazione è stata superba, il personale gentilissimo. Ho rilevato una sola pecca: la mancanza di prese elettriche per ricaricare i computer portatili. Orde di persone si aggiravano con la spina in mano alla ricerca di un po’ di elettricità. In realtà quello che ho scritto non è proprio vero: le prese c’erano, ma erano state ben nascoste sotto al pavimento da qualche architetto troppo amante dell’eleganza…
Quando la gente ha cominciato a trovarle la voce si è sparsa come in un formicaio sotto attacco. Ed è stato a quel punto che le orde di cui sopra hanno cominciato a movimentare i divanetti a destra e sinistra, come in un grande “gioco della sedia”. Chi rimaneva senza non poteva fa altro che sedersi per terra… (vedere foto per credere).
La città è molto bella, pulita, piena di giardini, organizzata bene. Non c’è bisogno che vi parli dei mezzi pubblici: quando l’autobus comincia ad essere pieno (cioè potrebbero entrare altre 30 persone), il conducente scrive sul display “bus full” e non fa entrare più nessuno. Scommetto che a Roma il suddetto conducente sarebbe impiccato sulla pubblica piazza. Scommetto anche che nessun conducente di Vancouver ha mai visto una persona trovare posto negli scomparti per i bagagli sopra i sedili negli autobus extraurbani. La città è anche ricca di soluzioni architettoniche particolari, che testimoniano un’attenzione invidiabile nell’amministrare i soldi pubblici. Vi allego una foto di una splendida scalinata dove i gradini normali e la rampa per i disabili si fondono l’una con l’altra. Ogni 6 gradini i normodotati devo camminare su un tratto di rampa, inclinata ogni volta in una direzione diversa. La zona del porto è meravigliosa, non si può fare a meno di farsi una lunga passeggiata tra i grattacieli e il mare, magari fermandosi a mangiare in un ristorante a forma di nave dei pirati. Attenzione, la disponibilità dei tavoli è segnalata dalle bandiere issate dai camerieri sull’albero maestro.
Cibo e clima: e qui arrivano le note dolenti… in 10 giorni non ho trovato un posto dove mangiare decentemente a poco prezzo. Kebab, hamburger, pizza, panino, le ho provate tutte. Forse sarà l’olio che usano, più simile a quello per le macchine che a quello d’oliva. Per quanto riguarda il clima… diciamo che era un novembre romano… a vole’ esse’ bboni!
Arrivederci a Beijing nel 2015!
di Emiliano Cristiani