Il semestre filtro è una novità introdotta a livello nazionale nel corrente anno accademico per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria. Consente agli studenti di frequentare liberamente e senza test di ingresso il primo semestre (dal 1 settembre al 10 novembre) seguendo corsi di Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia da 6 Crediti Formativi Universitari (CFU) ciascuno. Al termine del semestre filtro sono previsti due appelli d’esame per ciascun insegnamento e, sulla base del punteggio conseguito negli esami del semestre filtro (almeno 18/30 per ogni materia), il Ministero dell’Università e Ricerca compila una graduatoria nazionale degli ammessi. Dopo la prima prova del 20 novembre, i risultati sono stati a dir poco disastrosi e al momento non è chiaro se tutti i posti disponibili saranno coperti. Sandra Lucente ci propone una riflessione sui problemi sollevati da questa riforma.
Telegiornale serale: “Pubblicati gli esiti del semestre filtro, solo il 20% supera la prova di biologia, il 15% quella di chimica, il 10% quella di fisica”. Zapping, solo con il telecomando, la mente no, sta osservando che manca il dato su quanti studenti hanno superato tutti e tre gli esami. Fatelo anche voi, la forchetta è ampia. Nel frattempo, ad “Affari tuoi” complicatissimi argomenti su compleanni, magliette sportive e anniversari suggeriscono se cambiare o meno il pacco scelto. La mente si distrae, ripensa al paradosso di Monty Hall. Zapping, altro notiziario, pagina sportiva, altra domanda mentale: quanto può giocare un atleta in modo che non venga danneggiato il suo corpo?
È nato così il mio post su FB sul semestre filtro, i pacchi e Sinner.
Nessuna serendipità, la tristissima consapevolezza di aver avuto ragione, questa riforma prometteva di cancellare i sogni di 40000 studenti su 60000 candidati. Incredibilmente sembra possa anche andare peggio.
Apro i social, leggo post, articoli di giornale, commenti e le parole “scuola” e “università” che tornano indagate come ogni volta che si cerca un colpevole generico. Per il semestre filtro sembra sia colpa dell’università, ma per l’università sembra sia colpa del liceo che a sua volta guarda alle lacune delle medie, queste alla primaria e, se facciamo un passo indietro, deve essere mancato qualcosa al corso preparto. Il cerchio si chiude, siamo di nuovo a medicina. Tra coloro che commentano il 90% di non ammessi al test di fisica, alcuni ne sono certi, è colpa della matematica. Troppo poca, troppa, troppo presto, troppo tardi, insegnata bene, insegnata male…
Facciamo un po’ d’ordine, facciamolo in modo matematico. Riguardiamo gli assiomi di questa riforma.
1) Gli studenti seguono tre materie per dieci settimane consecutive, che spesso si sono ridotte a otto.
2) Gli studenti hanno due date per superare i tre esami delle tre materie: il 20 novembre e il 10 dicembre.
3) Gli studenti che superano un esame al primo appello devono scegliere dopo il primo appello se tenere quell’esito o riprovare l’esame al secondo appello.
4) Accedono alla graduatoria nazionale solo gli studenti che hanno superato tutte e tre le materie.
In base agli assiomi 1-2, i programmi delle tre discipline si devono poter spiegare in una quarantina di giorni in classe, studiare in una settimana, sostenere almeno due contemporaneamente nello stesso giorno. Ecco che mi viene in mente Sinner che non è andato alla Coppa Davis 2025. Come ho scritto nel post.
La mente non è un muscolo ma va allenata bene, va fatta riposare, ne vanno potenziate le abilità una per volta con obiettivi specifici, quasi fosse un muscolo. Io sono fermamente convinta che gli esami si possono anche preparare insieme mentre si seguono le lezioni, ma ad un certo punto, quando l’appello si avvicina, ci si deve concentrare su un esame specifico. Tre esami insieme, sarebbe come chiedere a Sinner di giocare tre tornei prestigiosi nello stesso giorno, conoscete bene la risposta di un vincente. Come gli allenamenti sportivi richiedono pause e tempi adeguati così l’esito disastroso di un compito fatto così vicino alla fine dei corsi era ovvio, quale allenatore fa giocare in finale un atleta che ha appena iniziato una certa disciplina? Lo studio universitario è profondo, non va a peso, un giorno non conta 24 ore di studio, già 8-10 ore mettono sotto stress e la mente smette di imparare bene. Tre esami corrispondono a norma di legge a 6*25*3=900 ore di studio quindi 3 mesi, ma se ci sono lezioni da seguire questi diventanom sei mesi, appunto un semestre, non poche settimane.
Chi ha insegnato al semestre filtro valuta i programmi richiesti per tutte le tre discipline eccessivi, vasti e profondi. Deduciamo che è stata sbagliata la durata delle lezioni e il tempo tra queste e l’appello. Riguardo la preparazione delle scuole superiori che avrebbe dovuto supportare i candidati, non vedo troppe colpe. La scuola non deve preparare esattamente al test di medicina. In più è diritto di tutti i diplomati iscriversi a tutti i corsi di studio; quindi, ci sono studenti che hanno frequentato il liceo scientifico con molte più ore di area STEM e studenti che hanno seguito molte meno ore di queste discipline. Insomma, l’assioma 1 rende la teoria inconsistente. Anche l’assioma 2 porta alla contraddizione di uno studente che non può dare il meglio di sé ad un esame.
Passiamo all’Assioma 3 e al gioco dei pacchi. Cosa conviene fare allo studente che abbia un voto basso al primo appello ma che abbia superato il test? Rifarlo? E se non passasse, perderebbe l’esito iniziale? Francamente non ho capito perché non si sia data la possibilità di tenere per la graduatoria il meglio tra i due voti. Ma il gioco terribile sui sogni dei nostri ragazzi è stato strutturato così. Deve essere di nuovo colpa della matematica che appunto descrive il paradosso di Monty Hall, ma lo lascio al margine di questo articolo. Come ho scritto nel post
Trovo questa cosa tremenda, indegna di un sistema di valutazione. Gli esami universitari sono discussione sul contenuto di un preciso corso, lo studente sa che tipo di traccia mediamente avrà allo scritto successivo. Al gioco dei pacchi si reagisce di istinto, l’università è invece un luogo serio soprattutto quando si parla di serenità degli studenti.
Siamo a dicembre, quando questi ragazzi, ammessi o no a medicina, avranno e dove la loro prossima lezione universitaria? Non lo sanno ancora. Quando potranno ascoltare un docente che racconta un programma che ama, che conosce la struttura del compito che assegna, che lascia il tempo opportuno alla preparazione piena e necessaria per quello che lo studente desidera? Si chiamava semestre ed è durato due mesi, si chiamavano esami, ma non rispettano nei tempi e nei modi lo standard delle prove universitarie, si vuole spingere nel futuro questo paese e si incaglia il presente dei ragazzi. Mi sa che è sempre colpa della matematica, non l’abbiamo insegnata bene a chi ha scritto questa riforma sotto la spinta del populismo: non potendo togliere il numero chiuso per medicina ha tolto solo il test, una differenza non da poco.
Sandra Lucente
Immagine di copertina: Immagine di pressfoto su Freepik















