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Le abilità aritmetiche, le capacità numeriche, sono innate come la struttura dell’occhio, oppure sono il frutto di un apprendimento, come la capacità di andare sullo snowboard? Alcuni ricercatori risponderanno a questa domanda esponendo il proprio punto di vista in un numero di prossima pubblicazione della rivista Trends in Cognitive Sciences.

I ricercatori del ramo “cognizione numerica” accettano che ci sia una capacità evolutiva specifica per numeri e aritmetica, anche in virtù del fatto che molti animali non umani mostrano capacità numeriche.

Ma Rafael Núñez, direttore dell’Embodied Cognition Laboratory presso la University of California, San Diego. non è d’accordo. Secondo lui, “la cognizione numerica non è una dotazione biologica”. “Bisogna distinguere tra la nozione di ‘numero’ e quella di ‘quantità'” afferma Núñez, perché la prima coinvolge un elemento simbolico. “Il riferimento simbolico mette il ‘numero’ in un ambito qualitativamente separato dai fenomeni relativi alla quantità osservati negli animali non umani”. Questo porrebbe i numeri al di fuori dalla portata dell’evoluzione biologica mediante selezione naturale. In altre parole, il numero non è naturale ma culturale.

Quello che condividiamo con gli animali non umani, dice Núñez, è solo la “conoscenza quantitativa”, ossia la capacità di discriminare le quantità, non il numero. Questa conoscenza rappresenta una condizione preliminare biologicamente evoluta che consente, attraverso la cultura, di arrivare alla capacità numerica, così come per imparare a usare lo snowboard sono condizioni preliminari biologicamente evolute l’equilibrio e la capacità di navigazione mediante vista.

Tra gli studi a sostegno della sua ipotesi, Núñez richiama ricerche sulle società di cacciatori-raccoglitori che indicano che la maggioranza possiede solo parole per numeri fino a cinque. Inoltre, fa riferimento al fatto che gli oratori di lingua inglese e cinese utilizzano differenti parti del cervello durante l’elaborazione dei numeri arabi, il che suggerisce che il numero è “mediato da fattori culturali come i sistemi di scrittura e l’organizzazione educativa”.

(a cura di Stefano Pisani)

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