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Il libro “Il computer è donna” di Carla Petrocelli è una breve storia dell’informatica al femminile, che racconta alcuni passaggi chiave della storia dell’informatica enfatizzando il contributo femminile, spesso taciuto, negato o minimizzato. Alberto Saracco lo ha letto e ce lo racconta. 

Rispetto ad altre branche scientifiche, come ad esempio la matematica, le donne in informatica sono state numerose, “avvantaggiate” dalla recente storia della disciplina e dal fatto che alle origini il lavoro di scrittura software era ritenuto di scarsa importanza, e quindi adatto alle donne. Questo doppio pregiudizio ha fatto sì che numerose figure importanti degli albori dell’informatica fossero femminili.

Il primo capitolo è ovviamente dedicato a Ada Byron, contessa di Lovelace, la scrittrice del primo programma software ante litteram per la Macchina Analitica di Charles Babbage. La storia di Ada Lovelace è forse quella che maggiormente fa capire quanto la storia della scienza abbia perso dalla segregazione sessuale che ha impedito alle donne di accedere all’istruzione e alla ricerca. Non tanto per quello che ha fatto, indubbiamente notevole, ma per chi era: nell’Ottocento l’handicap del genere femminile poteva essere colmato solo da una notevole ricchezza di famiglia che permettesse l’accesso ad una istruzione di alto livello e la possibilità di dedicarsi alla ricerca per hobby e non per lavoro. Nonostante la favorevole posizione sociale, Ada (a cui oggi è dedicato un linguaggio di programmazione) ha dovuto lavorare sodo contro i pregiudizi diffusi all’epoca e ha scritto i suoi lavori nascondendo il suo genere e firmandosi A.A.L.

Il secondo capitolo è dedicato a Grace Hopper, capitano della Marina statunitense che dagli anni quaranta del secolo scorso ha contribuito alla nascita della moderna scrittura del software, introducendo il concetto di subroutine, scrivendo il primo manuale per programmatori e spingendo verso una standardizzazione dell’informatica. Grace Hopper ha collaborato alla scrittura di programmi e all’insegnamento dell’informatica per tutta la sua vita.

Il terzo capitolo vuole far emergere le singole individualità delle donne dell’ENIAC, che durante e subito dopo la seconda guerra mondiale hanno contribuito alla realizzazione e alla programmazione dell’ENIAC, uno dei primi giganteschi computer (simile al FINAC giunto a Roma negli anni cinquanta, di cui abbiamo parlato qui). Molto a lungo le programmatrici dell’ENIAC sono state interpretate come donne frigorifero, ovvero donne immagine che posavano accanto a computer per pubblicizzarli. In realtà, le donne in questione non erano modelle, ma le programmatrici del computer in questione. A lungo il loro contributo è stato sottovalutato.

La star in tutti i sensi del quarto capitolo è Hedy Lamarr, il cui acume e la cui intelligenza sono state sottovalutate a causa della fin troppo evidente bellezza fisica. Attrice di Hollywood, ha inventato, insieme a George Antheil, il sistema di comunicazione a salto di frequenza ancora oggi usato per le comunicazioni tramite cellulare, wi-fi e Bluetooth.

Gli ultimi due capitoli trattano, rispettivamente, il mestiere di bibliotecaria (ritenuto più consono alle donne) con le conseguenze dell’informatizzazione di tale mestiere e varie altre figure femminili minori, ma comunque di interesse per la storia dell’informatica.

Il libro è decisamente scorrevole e interessante. Propone delle storie interessanti e illumina sulla corsa ad ostacoli che è stata (ed, in parte, è ancora) la partecipazione femminile alla scienza e alla cultura. È sicuramente una lettura consigliatissima, per gli adulti, scienziati o semplici curiosi, ma soprattutto per le ragazze in crescita, che devono ancora decidere se intendono o meno provare ad occuparsi di scienza nella vita. Il chiaro monito del libro è, però, rivolto a tutti: attenzione a decidere a priori che un certo gruppo di persone per sesso, etnia, lingua o altro debba essere ritenuto estraneo alla scienza perché, oltre a singoli meritevoli, stiamo facendo un danno soprattutto alla scienza, che dovrebbe essere patrimonio di tutta l’umanità.

Alberto Saracco

Il computer è donna

Eroine geniali e visionarie che hanno fatto la storia dell’informatica
C. Petrocelli
136 pagine – 16 euro
ISBN:9788822068859
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Alberto Saracco

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