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Il gioco d’azzardo incontrollato nasce spesso anche dalla scarsa familiarità con quei principi di probabilità matematica che, se conosciuti, farebbero vedere le scommesse di questo genere come decisamente poco convenienti. Il progetto BetOnMath del Politecnico di Milano si propone di alfabetizzare insegnanti e studenti su questo punto

La forte espansione registrata negli ultimi anni dal gioco d’azzardo (nelle sue diverse declinazioni) è sotto gli occhi di tutti. Il settore rappresenta ormai la terza industria in Italia per fatturato. Nel 2011 sono stati raccolti 79,9 mld di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2010 e addirittura del 250% rispetto al 2004. Si noti (Figura 1) che a fronte di un aumento esponenziale della raccolta nell’ultimo decennio, le entrate erariali dal gioco d’azzardo sono rimaste pressoché invariate. A trainare il settore dei giochi ci sono le Newslot e le VLT (Video Lottery) che, nel 2011, hanno incassato 41,6 mld, seguite da Lotto e Lotterie, con un introito di 19,4 mld di euro.

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       Se si considera un dato ancora più significativo, ovvero la spesa per il gioco d’azzardo (ottenuta sottraendo alla raccolta le vincite restituite ai giocatori), si nota (Tabella 1) che l’Italia è ai primi posti al mondo per spesa assoluta, e addirittura al secondo posto (dopo l’Australia) per spesa rispetto al Prodotto Interno Lordo. Nel 2011, la spesa per gioco d’azzardo in Italia è stata pari allo 0.87% del PIL, ovvero una percentuale molto vicina a quella che lo Stato italiano investe per l’Università e la ricerca scientifica.

Nazione

Spesa (Mld €)

% PIL

USA

80.5

0.53
Cina

49.9

0.68
Giappone

31.1

0.53
Italia

19.1

0.87
Australia

17.0

1.14
UK

15.1

0.62
Canada

12.3

0.71
Germania

10.7

0.30
Francia

10.4

0.37
Spagna

9.5

0.64

Tabella 1: Spesa per gioco d’azzardo nel 2011  e percentuale rispetto al PIL (fonte Report H2 Gambling Capital, 2012) 

L’esplosione del fenomeno è sicuramente legata alla sempre più pervasiva presenza di messaggi pubblicitari che ne incentivano la pratica (non solo in TV o sui giornali, ma onnipresenti in tabaccherie, stazioni di rifornimento, poste, sui muri delle città e sui mezzi di trasporto). D’altra parte, la perdurante condizione di crisi economica gioca anch’essa un ruolo nell’alimentare la speranza che il gioco possa rappresentare una realistica opportunità per cambiare facilmente la propria vita. Purtroppo, questa speranza è mal riposta. Il calcolo delle probabilità applicato alle regole del gioco d’azzardo dice in modo inequivoco che il banco (alla lunga) vince sempre. La fallace speranza ha dunque radici (e si nutre) nella persistente diffusione di un forte analfabetismo matematico [1].

Tale analfabetismo interroga il nostro ruolo di matematici e di educatori. Convinti che la conoscenza (e all’interno di essa la conoscenza scientifica) sia un bene comune [2], sentiamo l’esigenza di assicurare e garantire il più ampio accesso possibile a tale risorsa, come garanzia di eguaglianza e moltiplicatore di capitale sociale. BetOnMath (Scommetti sulla matematica) nasce come progetto di matematica rivolto alla società e vuole essere un esempio di Matematica Civile che si mette al servizio della realtà sociale che ci circonda (in particolare della sua parte più debole).

L’utilizzo della matematica come strumento di prevenzione contro l’abuso di gioco d’azzardo è ancora poco diffuso in italia. Un eccezione interessante è il progetto “Fate il nostro gioco” della società torinese di formazione e comunicazione scientifica Taxi 1729 s.n.c. che  propone da alcuni anni una mostra itinerante, una conferenza spettacolo e corsi di approfondimento in materia di comunicazione della probabilità e della statistica del gioco d’azzardo.

L’obiettivo del progetto BetOnMath è lo sviluppo e l’implementazione di una strategia di intervento formativo di efficacia certificata, incentrata sulla trasmissione di strumenti matematici di base, che consentano una comprensione critica dei concetti probabilistici soggiacenti ai giochi d’azzardo. Il progetto si propone inoltre di analizzare alcuni tipici (ed erronei) meccanismi decisionali che vengono spesso attivati in condizione di incertezza, legati, ad esempio, alla cosiddetta fallacia del giocatore o al fenomeno della quasi vincita (near miss) [3].  Il percorso di formazione sarà indirizzato a studenti ed insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado oltre che agli operatori socio-sanitari, ed utilizzerà strategie didattiche e di divulgazione che prevedano il coinvolgimento e la partecipazione attiva degli studenti, nello spirito delle moderne tecniche di didattica della matematica. Tali strumenti saranno validati attraverso una rigorosa analisi dell’efficacia dell’intervento in modo da realizzare moduli didattici certificati.

Il contestuale sviluppo di una piattaforma online multimediale, utilizzabile sia come supporto alla didattica nell’ambito della formazione proposta, sia come strumento didattico interattivo, consentirà l’accesso libero al materiale didattico anche dopo la conclusione del progetto.

Il progetto BetOnMath, che coinvolge un ampio gruppo di docenti del Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano, prenderà formalmente il via ad ottobre 2013, avrà durata biennale e finanzierà  per tale periodo una posizione di assegnista di ricerca. Il progetto è finanziato dal 5xmille Polisocial Award (promosso dal Politecnico di Milano con il supporto della Fondazione Politecnico di Milano) che ha premiato progetti di ricerca che avessero l’obiettivo di portare alla realizzazione di un prodotto o servizio di interesse sociale a livello nazionale o internazionale. I progetti vincitori sono stati finanziati con il contributo del 5 per mille IRPEF al Politecnico di Milano e contribuiranno a mettere l’università a stretto contatto con le dinamiche dei cambiamenti della società, estendendo la missione dell’Ateneo verso temi e bisogni sociali che nascono dal territorio.

Nicola Parolini e Marco Verani,

MOX-Dipartimento di Matematica, Politecnico di Milano

 

Bibliografia:

[1] John Allen Paulos, Innumeracy, 1988.

[2] Charlotte Hess, Elinor Ostrom (a cura di), La conoscenza come bene comune, 2009.

[3] Daniel Kahneman, Thinking, Fast and Slow, 2011.

 

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